La disfatta della Nazionale

Sono poche le cose da dire di fronte alla disfatta della Nazionale di calcio italiana

Sono poche le cose da dire di fronte alla disfatta della Nazionale di calcio italiana, Campione d’Europa agli ultimi europei disputati l’anno scorso, poco più di otto mesi fa. L’espressione esterrefatta di Verratti, il migliore in campo nel playoff contro la Macedonia del Nord, toglie ogni dubbio: il senso di umiliazione e la consapevolezza di aver scritto forse la più nera pagina di sport della storia del calcio italiano.

Le orrende partite contro la Bulgaria e la Svizzera, con i rigori sbagliati sia all’andata che al ritorno, lo scialbo 0-0 contro l’Irlanda, fotocopia della gara di Palermo contro i modesti Macedoni che hanno disputato la loro onesta gara di trincea ad oltranza, vincendo con l’unico vero tiro in porta: non siamo d’accordo con il commissario tecnico che parla di sfortuna.

C’è stata una involuzione talmente evidente e sotto gli occhi di tutti: le giustificazioni non servono, le assenze pesanti di Chiesa in primis, il vero leader e trascinatore di questa squadra, di Spinazzola (notate bene: da quando manca lui, l’Italia non ha più vinto una gara, eccezion fatta per la finalina di Nations League), ma anche di Bonucci e Chiellini non possono e non devono essere un alibi.

La Nazionale ha avuto cinque mesi di tempo per preparare questa gara mentalmente da affrontare con il giusto piglio,  approccio e determinazione. Invece hanno dormito sugli allori. E questi sono i risultati. Per quello che si è visto in campo da settembre in poi, eliminazione più che meritata, una vera e proprio disfatta dell’intero movimento calcistico italiano.